Nyma ha scritto: Secondo me non è una questione di distruzione del proprio io, ma di una presa di consapevolezza di se stessi e di tutto ciò che ci circonda. Ricordo di aver letto che per fare yoga basta anche semplicemente ascoltare il proprio respiro. Può sembrare una banalità un po' sciocca, ma normalmente respiriamo in modo automatico senza dare troppa importanza a questa azione d'importanza vitale. Ascoltare il proprio respiro è un primo passo verso la consapevolezza.
@ Nyma, ne convengo: perdersi nel proprio respiro, ascoltando solo il battito del proprio cuore, è la base della meditazione, del rilassamento, portano a minime - medie consapevolezze, anche su eventi futuri, quasi sempre a carattere personale
Gli stadi della pratica yogica fanno parte di un lungo cammino, pochi sono gli yogin che l'hanno compiuto nella sua interezza, e questi non sono mai occidentali. Ci si può accontentare di molto meno, magari, appunto, anche alla "semplice" meditazione, che poi è il risultato di un rinnovato interesse per raggiungere stati mentali in cui la coscienza può espandersi verso nuove dimensioni. Il vero cammino della pratica Yoga porta, per gradi, al distacco totale dalla materia e il pieno dominio di essa, assume imponenti facoltà di carattere particolare ed eccezionale come quello di arrestare quasi totalmente i battiti del cuore, arrestare o accelerare il processo della digestione; trattenere il respiro per un periodo che sarebbe letale per chiunque (devo dire che la mia cadenza di respiro in stato meditativo, risulta di due al minuto, lo dico senza enfasi, sia ben chiaro non c'è motivo alcuno di vanto, è solo un constatare il rilassamento e gli effetti meditativi), ecc ecc.
Per noi occidentali, neofiti nei confronti di questa antica disciplina orientale, certe discipline yogiche non verranno mai praticate, tuttalpiù potremo considerare i primi meno impegnativi gradini, da par loro già interessanti e utili. Non è sufficiente poi essere maestri di Yoga, (l'amica Yamuna mi perdonerà...) specie se l'insegnamento si limita ai primissimi stadi, come avviene perlopiù in Occidente, per definirsi yogin. Lo (raro) yogin è un individuo che ha toccato veramente le vette estreme di quelle possibilità umane che tendono al contatto con forme d'energia trascendente, che può proiettare l'uomo, verso orizzonti di grande conoscenza e al raggiungimento di un perfetto dominio della propria struttura umana, fisica e psichica e dei rapporti misteriosi che lo legano, compenetrandolo, alle sconosciute leggi fondamentali dell'Universo.
Un saluto