- Messaggi: 2250
- Ringraziamenti ricevuti 600
Si si , in effetti questo è solo un esempio . Per quanto riguarda l'esperienza nessuno deve spiegare il perché di un'esperienza , un'eperienza si vive e basta . Con il tuo post usciamo però un po' dal seminato che tu stesso hai tracciato...non si parlava di "provare...o spiegare qualcosa" (o sbaglio ?) ma si parlava di mettersi profondamente nei panni dell'altro...e questo secondo me abbatte il filtro delle credenze razionali per immergersi totalmente nell'esperienza dell'altro e cercare di capirla...valle ha scritto: Potrei fare un esempio per chiarire come l'emotività condizioni, le speranze a volte costringano a credere in qualcosa se non si è disposti a fare un passo ulteriore. Poco tempo fa parlavo con un amico con cui sono praticamente cresciuto in ambiente religioso. Frequentavamo la stessa chiesa da quando eravamo bambini. Lui spesso mi stuzzica, affermando che io sia diventato uno di "scientology" o qualcosa del genere perché non frequento più assiduamente la chiesa. In realtà Scientology non c'entra nulla, ma è un modo per descrivermi "strano" in senso negativo, cioè lontano dalla fede.
Alora io gli rispondo descrivendogli molte contraddizioni di tipo teologico, molti problemi che affliggono il cristianesimo, la Bibbia, il creazionismo e così via. Quando prendo questi argomenti, il mio amico mi ferma e dice che non vuole sentire certi discorsi, non gli interessano e non è disposto neanche a parlarne. Poi aggiunge che il dolore per la perdita di suo padre (che è mancato l'anno scorso) non gli rende possibile neanche immaginare che ciò in cui suo padre ha sempre creduto, i principi secondo i quali l'ha educato e cresciuto, e le preghiere che hanno fatto insieme fino alla fine, siano soltanto una fantasia, un parlare da soli.
A questo punto io smetto di discutere dell'argomento perché stiamo parlando di un vissuto altamente emotivo e non di riflessioni a mente aperta. Se il mio amico ritiene troppo doloroso anche solo ipotizzare che la religione sia un'illusione, non posso certo dargli una coltellata, insistendo con il discorso.
Però me ne vado amareggiato, pensando che se il nostro approccio è credere in ciò di cui abbiamo bisogno per poter vivere sereni, allora non siamo molto diversi da coloro che costruiscono un totem e poi lo adorano come se fosse vivo. Non possiamo credere solo perché se non credessimo saremmo disperati.
Il discorso del mio amico è soltanto un esempio, ma spiega in quali punti possiamo aver "peccato" di visione deformata nell'osservazione del mondo. Senza pretesa che il mio amico abbia torto ed io ragione. Potrei essere io ad avere una visione deformata ma a questo punto mi deve spiegare anche perché.
Se ti piace scrivere su argomenti inerenti il paranormale e/o a fenomeni - episodi inspiegabili, contattaci, inviaci il tuo articolo e sarà pubblicato a tuo nome all'interno dell'apposita sezione. (Vedi regolamento)