valle ha scritto: Si potrebbe negare l'idea di un'anima e dire che il nostro pensiero, le nostre emozioni, siano soltanto il risultato dell'interazione biochimica tra 100 miliardi di neuroni interconnessi. Va bene, questa idea potrebbe soddisfare la domanda sul funzionamento del cervello, così come un computer funziona grazie a centinaia di milioni di transistor che lavorano insieme.
Ma c'è un'enorme differenza: il computer funziona, ma non sa di funzionare (almeno crediamo), non ha emozioni, non ha intenzionalità se non quella che ci scriviamo noi come programma.
Noi siamo un agglomerato di cellule che però, insieme, danno vita ad un'entità che è autocosciente, ma non solo perché reagisce agli stimoli, ma perché sa di esistere. E' in grado di pensare a se stessa e al mondo circostante.
Il processore di un computer è materia, funziona con impulsi elettrici.
Ma anche il nostro cervello, alla fine dei conti è sempre materia. Funziona anch'essa con impulsi elettrici. Sì, dice qualcuno, ma la nostra è materia "vivente". Appunto, e che cosa significa vivente? Viventi sono degli organismi che utilizzano acqua per vivere, si riproducono, possiedono un programma genetico, ecc.
Ma sempre di materia si tratta, in questo senso la differenza tra noi e una pietra non è poi così abissale.
Questo mi spingerebbe a dire che una differenza del genere deve dipendere da qualcosa in più, probabilmente qualcosa di esterno al semplice agglomerato di neuroni.
Quindi non sarebbe così assurdo pensare che qualcosa chiamato "anima" sia preesistente al corpo che prende vita, ed è probabilmente ciò che consente all'essere vivente di essere autocosciente.
Anche questa spiegazione però non mi convince fino in fondo. Perché nella natura vediamo che l'autocoscienza si esprime per vari gradi.
QUalcuno ha parlato di animali. GLi animali sono estremamente simili agli umani per vari aspetti: provano emozioni, sono in grado di pensare, creare strategie di azione volte ad un fine... però... non sono anime evolute come la nostra, altrimenti sarebbero come noi nel modo di pensare.
Allora se esiste l'anima, questa pare essere legata comunque ad un certo livello di "complessità" evolutiva. Quanta consapevolezza hanno animali "inferiori" come le farfalle, i lombrichi, i moscerini?
Un batterio è un organismo vivente. Si riproduce, ha un DNA, il suo scopo è la sopravvivenza. Ha coscienza di sé oppure reagisce solo alle condizioni ambientali?
Se è vivo ha anche un'anima?
Penso che qui si dovrebbe fare una distinzione su
come e in che misura il cervello, la mente, la coscienza influiscono rispettivamente su esseri viventi differenti determinandone i pensieri, i comportamenti, le scelte, l’“evoluzione”.
Ma parlando del concetto dell’“anima”: Se è vero che l’energia
“non si crea né si distrugge ma può solo trasformarsi”, allora questo principio potrebbe essere applicato anche a tutti gli esseri viventi (esseri umani, animali, insetti, piante). Ma, quello che noi pensiamo possa essere l’anima, non potrebbe non essere altro che una "energia che residua” dopo la morte del corpo fisico (
qualunque corpo) in grado di continuare ad “esistere” trasformandosi in qualcos’altro (
qualunque altro essere vivente) ma del tutto privata - subito o anche dopo un certo tempo dalla morte - di una propria memoria, volontà e consapevolezza autonome? Non potrebbe darsi che il grado di intelligenza, la consapevolezza e la coscienza si acquisiscano semplicemente
durante ogni ciclo di vita (in gradi differenti a seconda di ciò che si “diventa”) e siano funzionali solo a
quel ciclo di vita che si svolge in un determinato spazio/tempo?
Insomma potrebbe essere che sia semplicemente tutto qui?